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La freccia azzurra
La freccia azzurra
Enzo D’Alò, 1996
Ispirato all’omonimo racconto di Gianni Rodari
Genere – Fantastico
In lingua italiana
Con sottotitoli in italiano

Alla vigilia dell’Epifania Scarafoni, il malefico assistente della Befana le procura una “strana influenza” avendo uno scopo ben preciso. Quest’anno i doni saranno ricevuti solo da chi potrà pagarseli permettendo a lui di arricchirsi. Francesco, un bambino povero, si è innamorato di un giocattolo, il treno Freccia Azzurra. Capisce però che non potrà mai permetterselo. Lo capiscono anche i giocattoli che si animano e decidono di ribellarsi al piano di Scarafoni.

Anche perché si tratta di un ottimo risultato frutto della collaborazione di un regista sensibile al mondo dell’infanzia come Enzo D’Alò che ci ha lavorato per 5 anni avvalendosi della collaborazione alla sceneggiatura di Umberto Marino e chiedendo il contributo per la colonna sonora a Paolo Conte. Il quale all’epoca dichiarò: “Quando ho creato la musica per la ‘Freccia Azzurra’, ho cercato di entrare il più possibile nel film, lavorando con Enzo sul senso del colore, emozionandomi nel cercare nella musica i colori più caldi o più freddi a seconda del carattere dei disegni”.

L’arco temporale è quello della notte tra il 5 e il 6 gennaio nel quale si sviluppano le vicende che rimandano a una molteplicità di generi. Ovviamente alla base c’è la fiaba con tutti i suoi elementi canonici ma non mancano gli elementi tipici dell’avventura e del viaggio. A cui si aggiungono similitudini e differenze tra i due mondi: quello degli umani e quello dei giocattoli. Perché in Rodari (e in D’Alò) non c’è mai la narrazione fine a se stessa.

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